Crescita e benessere personale

Nelle scelte prendiamo forma

Negli ultimi anni ho pian piano costruito una profonda consapevolezza riguardo l’importanza delle scelte che quotidianamente compiamo, una consapevolezza che trova perfetta espressione nelle parole di Silente «Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano chi siamo veramente, molto più delle nostre capacità» (J.K. Rowling, Harry Potter e la Camera dei Segreti, Salani, Milano 2020, p. 316), tanto è vero che con queste parole si apre il mio libro La più grande delle magie, edito da Città Nuova, che proprio al tema delle scelte è dedicato.

Oserei dire che nelle scelte è racchiuso tutto il nostro potere, perché attraverso di esse diamo forma e compimento alla nostra identità, che in esse trova definizione concreta e tangibile, ma anche perché attraverso di esse possiamo dare senso alla nostra esistenza e – in alcuni casi – persino alla nostra morte. Attraverso le scelte (anche quelle sbagliate) cresciamo e giorno per giorno ci autodeterminiamo: in ogni momento siamo chiamati a scegliere, anche quando ci sembra di essere privi di alternative, anche quando sembra che altri (o Altri) decidano al posto nostro.

E una cosa che amo della saga di Harry Potter è proprio il ruolo centrale che, nel bene e nel male, le scelte dei personaggi assumono dall’inizio alla fine della storia: ogni scelta ha il suo peso, ogni scelta ha i suoi effetti, in ogni scelta ciascun personaggio dà forma a se stesso. A cominciare proprio da Harry Potter.

C’è sempre una scelta a disposizione

Ad un certo punto Harry scopre che una profezia ben precisa (…) lo ha designato a essere l’unico in grado di porre fine al potere di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Nel momento in cui, aiutato da Silente, decide che quello sarà il suo destino non perché lo ha detto la profezia ma perché è lui a volerlo, Harry comprende il senso della propria esistenza, capisce a cosa è chiamato: da quel momento sa cosa la vita gli chiede e dà la sua risposta. Comprende che quello è il suo destino perché solo lui può farlo e se ne assume tutta la responsabilità. Lo sceglie, non lo subisce.

La più grande delle magie, p. 83

Harry ha 15 anni quando finalmente scopre che il suo destino è segnato sin da prima che nascesse. Davanti a una simile sorte sarebbe naturale sentirsi in trappola, sentire di non avere vie di fuga e di dover subire ciò che nessuno potrebbe desiderare per sé. E invece lui sceglie di andare incontro a quel destino a testa alta, si assume la responsabilità della profezia pronunciata su di lui.

All’età in cui il padre bullizzava senza troppi pensieri i suoi compagni di scuola e cercava di far colpo sulle ragazze, Harry si trova invece – e già da tempo! – a fare i conti con qualcosa di enorme: il destino del mondo magico è nelle sue mani. Ha solo 15 anni eppure sa già bene da che parte stare, come dimostrerà ulteriormente due anni dopo affermando sicuro: «a volte bisogna pensare a qualcosa di più della propria salvezza! A volte bisogna pensare al bene superiore!» (J.K. Rowling, Harry Potter e i Doni della Morte, Salani, Milano, 2020, p. 499).

Chiaramente è piuttosto raro che ci si trovi nella situazione di dover scegliere di sacrificare la propria vita (per fortuna!), ma Harry ci dimostra che in ogni situazione, anche quelle in cui sembra che il destino ci abbia tolto tutte le possibilità di autodeterminarci, abbiamo il potere di scegliere: scegliere come vivere la condizione in cui l’esistenza ci pone!

Penso a chi vive l’handicap o la malattia, specie in caso di situazioni gravi. Penso a chi vive la solitudine per la morte del partner. Penso a chi fa l’esperienza della sterilità o di tante altre condizioni in cui la libertà di scelta appare limitata se non totalmente assente. Per quanto dolorose e annichilenti siano queste situazioni, resta sempre uno spiraglio di libero arbitrio, che risiede nella possibilità di decidere come affrontarle, subendole passivamente oppure cercando, nonostante tutto, di vivere pienamente quello che ciascun giorno riserva e di realizzare – lì dove ci si trova – il proprio essere.

Può sembrare che avere questa limitata possibilità di scelta sia una ben magra soddisfazione, ma a bene vedere la differenza è enorme: è tutta la differenza che può esistere tra vivere e lasciarsi vivere!

Differenziarsi per esprimere se stessi

Certamente quelle a cui facevo riferimento sono condizioni alquanto estreme, che fortunatamente non riguardano tutte le persone, per quanto ciascuno di noi sia chiamato a decidere come esprimere la propria identità nella situazione concreta in cui vive. E questo può e deve essere fatto attraverso le tante scelte che quotidianamente siamo chiamati a compiere.

E in tema di scelte balzano alla mia mente altri due personaggi della saga, che pur essendo profondamente diversi tra di loro, vivono esperienze convergenti e paragonabili: Remus Lupin e Rubeus Hagrid. Il primo è un lupo mannaro, uno dei migliori amici di James Potter (il padre di Harry) e poi professore ad Hogwarts nel terzo anno di scuola di Harry, mentre il secondo è un mezzo-gigante, cacciato ingiustamente dalla scuola quando era studente e rimasto lì come guardiacaccia e custode, anch’egli poi docente.

Lupin e Hagrid appartengono a minoranze del mondo magico ritenute pericolose e per questo tenute a distanza a suon di pregiudizi e diffidenza. Entrambi soffrono per questo ed entrambi scelgono di differenziarsi dai propri simili, tanto che non corrispondono affatto a quello che tanti maghi si aspetterebbero da “quelli come loro”: scelgono di mantenersi fedeli all’identità che nel tempo hanno sviluppato, un’identità che va ben oltre la “categoria” di appartenenza. Sono profondamente buoni e profondamente impegnati a difendere Hogwarts e la comunità magica, anche quando i propri simili si uniscono a Voldemort. Anche loro, come Harry, sanno da che parte stare e sanno decidere come vivere una condizione che appare segnarli inesorabilmente: per quanto la loro natura sembri condannarli ad essere emarginati e disprezzati, per quanto in alcuni momenti sia davvero difficile per loro accettare la propria condizione e portarne tutto il peso, sono consapevoli che esistono persone pronte ad accoglierli così come sono, capaci di riconoscere che il loro valore personale non è minimamente legato alla stazza enorme o a quello che succede con la luna piena!

Come Lupin e Hagrid molto spesso anche noi siamo chiamati a scegliere di differenziarci, non per il gusto di essere alternativi o di andare controcorrente, bensì per esprimere chiaramente da che parte vogliamo stare, per difendere i valori in cui crediamo, a costo di risultare impopolari o di essere messi da parte. Ma soprattutto siamo chiamati ad autodefinirci attraverso le nostre scelte e a mantenerci, sempre attraverso le nostre scelte, coerenti con ciò che affermiamo di essere. Differenziarsi può significare allora darsi la possibilità di non tradire la propria natura, di mantenersi ancorati alla propria essenza, senza lasciarsi bloccare dai pregiudizi che gli altri possono avere nei nostri confronti, né dalla volontà di omologarsi pur di essere accettati da loro.

Scegliere è vivere

C’è un’altra cosa che possiamo imparare da Hagrid e Lupin, così come da molti altri abitanti del mondo magico, ossia che non sono solo le grandi decisioni a dar forma alla nostra identità: è nelle piccole scelte quotidiane che siamo chiamati a operare scelte che si mantengano fedeli a quell’identità e che le permettano di declinarsi nella situazioni contingenti.

Potremmo dire che tutta la saga di Harry Potter ci insegna che in ogni momento siamo chiamati a fare scelte, che ogni decisione è importante per esprimere ciò che siamo. In un certo senso ci dice che operare scelte è vivere, o meglio ancora significa decidere di vivere in modo “attivo”, perché la vita è costellata da un continuo susseguirsi di scelte e non possiamo lasciarle in mano ad altri o al caso.

Per questo motivo ti propongo alcune domande per riflettere su questo tema e sarò felice di leggere i tuoi commenti a proposito:

– Hai mai vissuto situazioni in cui le tue scelte sono diventate chiara occasione per autodeterminarti? Cosa ha significato per te?

– Riesci ad esprimere la tua vera natura nelle scelte quotidiane?

– In quali scelte hai espresso maggiormente il tuo essere più profondo?

– Ci sono scelte in cui hai tradito la tua essenza? Cosa è successo in seguito?

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