Crescita e benessere personale

La condanna del perfezionismo

Dalla pressione per i risultati nello studio alla convinzione di dover eccellere nella preparazione dei pasti, dai risultati professionali alle aspettative rispetto al ruolo genitoriale, la spinta al perfezionismo trova spazio in ogni aspetto della nostra vita, facendoci credere che se non siamo perfetti allora non andiamo bene (e non saremo mai amati dalle persone per noi importanti).

Questa spinta al perfezionismo è nota nell’Analisi Transazionale anche come controingiunzione “Sii perfetto“, ossia un messaggio che riceviamo dai nostri genitori (uno o entrambi), oppure da altre figure significative, riguardo quello che dobbiamo fare per sentire che andiamo bene e, ancor più profondamente, per sentirci amati e accettati.

Questo messaggio diventa una sorta di guida rispetto a come stare al mondo e affrontare ogni situazione, trasformandosi nel tempo nel nostro modo di fare e nella strategia usata per fronteggiare le difficoltà. E’ facile, allora, che sotto stress ci si senta maggiormente spinti al perfezionismo rispetto a situazioni meno stressanti.

Il problema è che se da piccoli è passato il messaggio che essere perfetti è l’unica strada per ottenere l’amore delle persone significative e questa strategia si è dimostrata efficace, non è detto che essa sortisca gli stessi effetti quando si cresce. Per non parlare di quanto questa spinta mini l’idea che una persona può avere di se stessa, dal momento che porta a pretendere moltissimo da se stessi senza potersi mai sentire abbastanza adeguati, a causa di standard irrealizzabili (infatti chi può dirsi perfetto? Ci sarà sempre qualcosa di meglio che non si è riusciti ad ottenere).

Ciò che è mancato nell’infanzia dei perfezionisti è l’amore incondizionato: sentire che si va bene e si è amati così come si è, pur nelle imperfezioni e nelle mancanze (che pure è compito dei genitori e di tutti gli educatori mostrare, affinché possano essere corrette laddove possibile), è un’esperienza fondamentale per la crescita. Chi educa ha il compito di amare la persona, pur correggendone il comportamento: l’essere va sempre bene, il fare può essere cambiato, ma l’amore si dà per ciò che si è non per ciò che si fa. Il futuro perfezionista, invece, impara che è riconosciuto in base ai suoi risultati, quindi a ciò che fa.

Di cosa ha bisogno, allora, chi vive la spinta ad essere perfetto?

Di sentire che va bene così com’è, che non deve rincorrere la perfezione per avere i riconoscimenti che desidera. Di dirsi che è abbastanza, che l’imperfezione non è un peccato capitale.

Di imparare a darsi il permesso di sbagliare, così come quello di essere semplicemente se stesso, senza inseguire ideali impossibili da raggiungere.

E molto spesso ha bisogno di mettere da parte il “dovere”, per assaporare ciò che gli piace e lo rende felice, anche se apparentemente lo porta ad essere “fuori dalle righe”.

Questo non significa smettere di essere persone affidabili o cominciare a fare tutto male, bensì riconoscere che si ha valore anche nell’imperfezione e che un errore non è la fine del mondo, perché ognuno ha i propri limiti e anche essi contribuiscono a definire ciò che si è.

A volte per riuscire a fare questi passi è necessario avere un supporto professionale, perché bisogna affrontare i condizionamenti del passato e le paure ad essi correlati. E anche se per un perfezionista è difficile accettarlo, aver bisogno di aiuto è assolutamente normale!

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2 commenti

  • Alessandra

    Come affrontare il fatto di essere felice solo se chi ti ama incondizionatamente sia la persona che ritieni perfetta. Se del fatto che , quando ti ama incondizionatamente qualcuno che ritieni imperfetto , non abbia lo stesso valore ?

    • Cristina Buonaugurio

      Credo che questa domanda ponga in evidenza un altro aspetto del problema, ossia il valore che io do agli altri (e alle loro perfezioni/imperfezioni). Se per amare (e sentirmi amata da) qualcuno, quel qualcuno deve possedere determinate caratteristiche, allora io non sono capace di accettare l’altro per ciò che è, in modo incondizionato, nella consapevolezza che nessuno è perfetto.
      Che poi l’amore di alcune persone abbia un impatto maggiore sulla vita rispetto a quello di altre, mi pare sia normale.

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