Educare al benessere

Mamma, papà, ho paura!

Che sia di mostri, fantasmi, insetti o di suoni, luci, animali, sfido qualunque genitore a dire che non si sia mai trovato ad affrontare un seppur minimo timore del proprio figlio. E venirne a capo non è sempre facile!

Come dicevo nell’articolo Quella sana paura…, l’emozione della paura ci comunica che siamo in presenza di un pericolo ed esprime il bisogno di essere rassicurati e di sentirsi al sicuro. Logicamente la percezione del pericolo di un bambino è molto diversa da quella degli adulti e varia con il crescere dell’età: può succedere di avere a che fare con un bambino che non veda nulla di pericoloso nell’arrampicarsi su un albero e che allo stesso tempo tremi all’idea di entrare da solo in una stanza buia… ed è assolutamente normale!

La paura più grande

La prima, atavica e maggiore paura dei bambini è chiaramente quella di restare senza la presenza protettiva, benevola e nutriente dei genitori e, parallelamente, di perdere il loro amore. Pur di evitare che queste due situazioni si verificano i bambini sono disposti a tutto, perché dei genitori e del loro amore ha un bisogno viscerale (e questo spiega molti dei comportamenti che i bambini mettono in atto per assicurarsi quell’amore e che risultano disadattivi una volta che si è cresciuti).

Ma se per un neonato è normale piangere non appena la mamma o il papà si allontanano ed è normale chiedere un contatto corporeo costante, un bambino di 3 anni comprende di non poter fare la stessa cosa e allora potrebbe usare altre “strategie” per ottenere la vicinanza desiderata, chiedendo in un certo senso attraverso la paura di non restare da solo. I bambini sanno bene, infatti, come di fronte ad un timore i genitori “sufficientemente buoni” si attivino per rasserenare e rassicurare i figli, mettendosi almeno temporaneamente al loro fianco. E questo basta a dare loro la certezza di essere amati, di essere importanti, di non dover affrontare da soli anche i timori più fondati.

Chiaramente non tutte le paure hanno questa origine e non tutti i bambini “sfruttano” le paure per avere i genitori vicini, così come non è detto che laddove questo avvenga sia a causa di una carenza da parte di mamma e papà. Ogni bambino sperimenta il bisogno della presenza fisica dei genitori e delle dimostrazioni concrete del loro affetto in misura diversa: ci sono bambini per i quali anche i genitori più affettuosi e presenti non riescono a dare tutto l’amore desiderato, mentre per altri una presenza molto minore è più che sufficiente. Allo stesso modo ogni bambino troverà modi diversi per ottenere ciò che desidera dai genitori e la paura è solo una delle opzioni a disposizione.

Bambino spaventato, che urla

Le paure nel tempo

Come già detto, le paure dei nostri figli variano nel tempo e possono anche essere divise in tre categorie: quelle innate, presenti sin dalla nascita, quelle legate alla crescita, che appaiono a diverse età, e quelle apprese in seguito ad eventi traumatici o indotte dall’ambiente di vita.

Se la prima paura innata è quella della perdita del contatto fisico con la mamma, come appena visto, quando il bambino ha 8/9 mesi a questo timore si affianca la paura dell’estraneo e a 12/18 mesi la paura della separazione dai genitori, che raggiunge il suo apice intorno al secondo/terzo anno di vita. Queste paure sono naturali, presenti in tutti i bambini, anche se osservabili in forme e intensità diverse.

Quando i bambini crescono e si trovano tra i 3 e i 5 anni di età, si passa dalle paure innate a quelle legate alla crescita e iniziano così a manifestarsi timori come quello dei tuoni, dei lampi, del buio, dei mostri, dei fantasmi, in alcuni casi anche di Babbo Natale o della Befana oppure dei personaggi dei racconti per bambini, come il lupo cattivo o l’uomo nero. Ed accanto ad essi, in virtù di una maggiore consapevolezza del mondo circostante e delle conseguenze delle proprie azioni, iniziano a manifestarsi paure riferite ai pericoli fisici ed alla possibilità di ferirsi o di ammalarsi. Continua ad essere presente la preoccupazione legata al distacco dai genitore e all’essere abbandonati, specie quando comincia la scuola.

Come si può notare alcune paure sono piuttosto universali, altre invece sono strettamente collegate alle esperienze di vita quotidiana, alle favole o ai discorsi degli adulti che si ascoltano, così come alle attività che i genitori consentono o meno di fare, alle loro raccomandazioni. E questo vale anche nell’età scolastica, quando i fanciulli padroneggiano meglio le paure precedenti, ma si trovano a dover fare i conti con nuovi turbamenti: ladri, rapitori, malattie, sangue, iniezioni, insetti ed animali in generale, morte o abbandono. Inoltre compaiono timori legati al proprio status come scolaro e alle interazioni sociali, primo tra tutti quello di essere rifiutato dai compagni.

A quest’età, come lungo tutta la durata della nostra vita, si può presentare la paura dell’ignoto, di ciò che non si conosce e non si padroneggia, che almeno in questa fase può essere superata con l’avvicinamento progressivo alle situazioni che spaventano. Accorgimento che vale – nei limiti del possibile – anche nelle età successive, a partire dall’adolescenza, quando emergono forti turbamenti legati al corpo, come la paura di arrossire, di avere qualche anomalia fisica, la paura del dolore, della morte di subire danni fisici, restare deformi o essere brutti. Chiaramente in quest’età hanno un peso molto elevato i timori legati alla sfera sociale e sessuale, ma anche il timore di perdere il controllo delle proprie azioni e quello di parlare in pubblico.

Bambina spaventata

Come affrontare le paure

Per i genitori, nonni e gli educatori a volte può essere particolarmente difficile gestire le paure dei bambini. Per questo motivo è importante tenere a mente due semplici regole.

La prima è un’imperativo: le paure non vanno mai ridicolizzate. Anche se per un adulto alcuni timori possono sembrare assurdi ed incomprensibili o se sembrano fatti apposta per far perdere la pazienza ai genitori, quando un bambino è intimorito o spaventato va sempre preso sul serio. E questo significa evitare assolutamente di prenderlo in giro o di sminuire quello che sta provando, perché equivarrebbe a dirgli che è lui a non avere valore. Invece è importante porsi in ascolto della paura e capire se l’oggetto di quella paura è qualcosa di reale o di immaginario.

La seconda regola da tenere a mente è che i bambini impauriti non vanno rimproverati ma rassicurati, anche quando le loro paure ci sembrano assurde – e questo vale soprattutto quando l’oggetto del timore non è reale.

Chiaramente un genitore può e deve comportarsi diversamente in base a cosa spaventa il figlio. Infatti quando l’oggetto è reale il bambino deve essere accompagnato a superarlo, rispettando i suoi tempi e la sua fase di sviluppo: alcune paure scemeranno da sole con la crescita, per altre è importante che il genitore contribuisca, senza far mai mancare la comprensione e la vicinanza.

Quando invece la paura ha per oggetto qualcosa che non esiste, non sempre basta ripetere che il fantasma e la strega cattiva esistono solo nelle favole. I bambini sono immersi nel mondo della fantasia e, come già detto, a volte lo usano per ottenere attenzioni. Allora è bene dare quella presenza che chiedono e inventare un rito che possa dare la sicurezza necessaria: esaminare sotto il letto, aprire gli armadi, pronunciare una formula magica scaccia-mostri, il tutto possibilmente insieme al bambino, per trasmettergli l’idea che può imparare a superare le paure.

In entrambi i casi la cosa migliore da fare è porsi accanto ai bimbi per farli sentire al sicuro. Solo quando si sono calmati sarà possibile spiegare che non devono temere determinate situazioni e sarà possibile offrire loro le strategie di fronteggiamento più efficaci.

E con i bambini più piccoli, con i quali le parole hanno scarso effetto, può essere utile una strategia pratica, consigliata dalle pedagogiste Elisabetta Rossini ed Elena Urso: si chiede ai bambini di disegnare la propria paura su un foglio, che sarà poi strappato in tanti pezzetti, custoditi in una scatola riposta in un luogo sicuro dalla mamma e dal papà. Questo permette al bimbo di non avere più paura, perché c’è chi la assume su di sé, permettendo a lui di avere coraggio.

Del resto è proprio alla possibilità di essere coraggiosi che la paura può fare da apripista. Ma ciò avverrà solo nella misura in cui i bambini sanno che c’è chi si fida di loro e si fa loro compagno di viaggio.

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