Crescita e benessere personale

Sfruttiamo la quarantena per (ri)conoscere chi siamo!

Oltre alle coppie e ai genitori, ad affrontare questa reclusione forzata in casa ci sono molte persone sole: gli anziani che non possono ricevere visite, ma anche quella parte della popolazione che vive da sola o che condivide gli spazi abitativi con persone non della famiglia (penso innanzitutto agli studenti fuori sede). E in fondo anche dietro ogni partner, dietro ogni genitori, c’è un singolo individuo che deve fare i conti con il cambiamento che il Coronavirus sta imponendo a ciascuno.

Ecco allora un breve esercizio che potrà aiutarci ad uscire dall’emergenza con una maggiore capacità di contatto con noi stessi.

Chi sono io oggi?

Nella vita di tutti i giorni spesso può succedere che lo stare tra la gente abbia come effetto collaterale il fatto che non guardiamo più a noi stessi, che non sappiamo dire chi realmente siamo e cosa realmente vogliamo per noi. Ci perdiamo (o ci nascondiamo!) dietro il dover fare per forza qualcosa, dietro le richieste altrui e dietro quello che sentiamo di dover essere per andare bene agli altri. Ma dove siamo noi? Chi siamo?

La solitudine forzata può aiutarci a recuperare le risposte a queste domande. Perché al riparo da ciò che gli altri e la società ci chiedono è più facile contattare il proprio vero Sé e porsi in ascolto di quella parte di noi che di solito releghiamo all’ultimo posto. Proprio per questo motivo, ho pensato di proporre un esercizio che possa dare voce a tutte le parti di ciascuno di noi.

Immagina di essere un puzzle da ricomporre: ogni tessera del puzzle ha un suo nome specifico che coincide con una tua caratteristica (positiva ma anche negativa). Rifletti su chi sei, come sei, nella relazione con te stesso e con gli altri. Lascia emergere quello che ti caratterizza, che ti piaccia o meno. Metti insieme tutti questi pezzi e ti ritroverai con l’immagine di te, per quello che sei oggi.

pezzi di puzzle in bianco e nero

Alcune cose ti faranno piacere, per altre non sarai affatto soddisfatto. Ma è importante che tu ti riconosca per quello che sei. E che ti accetti per quello che sei oggi!

Ogni aspetto di te, anche i meno affascinanti, nascono dalla tua storia e in essa hanno un senso: ti hanno permesso di arrivare fino ad oggi. Ora puoi decidere di cambiarli, per fare spazio a qualche caratteristica che ti piacerebbe maggiormente possedere. Allora puoi (mentalmente o fisicamente) mettere una bella linea su ciò che non ti piace più e scrivere affianco ciò che di nuovo ti vuoi impegnare a costruire dentro di te.

Senza troppe persone attorno è più facile fare questo lavoro perché non si è influenzati da nessuno, i ritmi sono più lenti e il dialogo con se stessi è più autentico.

Chi voglio essere domani?

Questo esercizio è utile anche in vista di quello che sarà il ritorno alla vita normale. Anche se ci sembra lontano e quasi irraggiungibile, infatti, prima o poi ci sarà e questo tempo di sospensione che ora ci pare non finisca mai, sarà in realtà una breve parentesi nelle nostre vite.

Per molti tornare tra la gente non sarà facile. Tutti potremo subire qualche contraccolpo nel dover cambiare nuovamente quelle che nel frattempo saranno diventate delle abitudini. Allora aver chiaro chi siamo e cosa vogliamo nella nostra vita potrà essere quella marcia in più che ci permetterà di non perderci tra la folla, ma al contrario di mantenere la direzione, quella che la nostra bussola ci avrà indicato durante la reclusione.

Faccio un esempio: se ricomponendo il puzzle di me mi sono accorta che quella mia caratteristica di abbassare sempre la testa davanti alla volontà altrui mi sta facendo perdere di vista i miei obiettivi e mi impedisce di godere dei miei spazi e tempi di libertà, posso scegliere di modificare questo atteggiamento e di rendere concreto il cambiamento quando si tornerà alla vita normale.

E’ chiaro che non basta desiderare un cambiamento per ottenerlo: ci sarà da allenarsi per renderlo reale! E un primo allenamento può consistere nell’immaginare risposte diverse che posso dare a chi mi chiede qualcosa che non mi va di fare. Come gli atleti che ripassano nella mente il gesto tecnico. Creare e ripetere nella propria mente una situazione relazionale da vivere in modo nuovo è un modo per dar vita a nuovi circuiti neuronali che, una volta allenati (ossia dopo che saranno stati percorsi più volte, ripetendo quella azione o quel discorso nella fantasia o nella realtà), potranno prendere il posto di quelli legati alle vecchie abitudini.

Allora rendiamo fruttuosa questa reclusione per dare forma ad un sé più autentico e soddisfacente! Ne gioveremo ad emergenza finita!

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