Crescita e benessere personale

Elogio della vulnerabilità

Molte persone arrivano nella stanza di terapia portando sulle spalle il fardello che deriva dalla convinzione di doversi mostrare sempre forti, di non poter crollare mai davanti a nulla, di dover essere capaci di affrontare qualsiasi problema senza un attimo di esitazione.

Sono persone che non hanno mai avuto il permesso di vivere momenti di fragilità, che il più delle volte non possono contattare le proprie emozioni perché rischierebbero di veder scivolare via il mantello di risolutezza che li trasforma in moderni super-eroi. E vanno alla ricerca di un’invincibilità che non potrà mai essere reale.

Fondamentalmente si tratta di persone che temono la fragilità e la vulnerabilità perché le ritengono segno di una debolezza che li rende inaccettabili ai loro stessi occhi. E per questo motivo cercano di cavarsela da soli in ogni occasione, senza fermarsi a sentire quello che provano, di cosa hanno bisogno, specie se quel bisogno prevede il dover fare affidamento su altre persone.

Sii forte

Secondo l’Analisi Transazionale chi vive in questo modo sta assecondando una spinta denominata “Sii forte”, che per l’appunto porta a nascondere eventuali fragilità perché può essere pericoloso, forse sconveniente, di sicuro inutile.

L’idea che sia inutile mostrare quello che si prova nasce in chi ha alle spalle una storia in cui essere forte era l’unica alternativa accettabile perché non c’erano presenze rassicuranti, non c’era qualcuno disposto a stare accanto quando le cose andavano male e sarebbe stato giusto piangere o avere paura (piuttosto che restare da soli alla ricerca di soluzioni). In quei casi, la scelta di cacciare indietro le emozioni, dal momento che nessuno le avrebbe accolte, è apparsa come l’unica in grado di permettere di andare avanti con la propria esistenza.

Altre persone hanno imparato che mostrare quello che si prova è inadeguato e sconveniente, perché le emozioni sono private e personali e non vanno esposte al pubblico. Da un lato questa scelta le rende indecifrabili ed incomprensibili agli occhi degli altri, portandoli ad allontanarsi, dall’altro rende a loro stesse difficile comprendere cosa vivono, perché facilmente per nascondere ciò che si prova davanti agli altri si finisce con il nasconderlo anche a se stessi.

C’è infine chi crede che sia pericoloso mostrarsi vulnerabile, motivo per cui mai nessuno deve cogliere segni di debolezza, altrimenti si rischia che l’altro in qualche modo se ne approfitti. E allora si diventa freddi e impassibili, capaci di affrontare mille sfide, senza però mai apprendere la fiducia (o l’arte di capire di chi è possibile fidarsi e da chi è necessario proteggersi).

Qualunque sia la credenza dietro la scelta di mostrarsi forti (credenza che chiaramente deriva da idee dei genitori o da esperienze fatte con loro o altre figure di accudimento), la realtà è che decidere di avere le spalle grandi per essere in grado di sopportare quasi tutto non significa sperimentare un reale benessere: è una vera e propria trappola!

Puoi essere vulnerabile

Saper tenere sotto controllo le emozioni in determinati contesti è sano e utile, così come è senza dubbio utile avere la capacità di affrontare situazioni complesse con lucidità e una relativa freddezza. Il problema si pone quando queste competenze si attivano a danno della capacità di essere in contatto con se stessi, con ciò che si prova e ciò di cui si ha bisogno.

Le emozioni sono un aspetto centrale e prezioso del nostro essere: sperimentarle non significa essere deboli, bensì saper contattare quello che succede dentro di noi e attorno a noi: ricordiamo, infatti, che esse sono reazioni naturali e spesso immediate a ciò che accade dentro e fuori di noi. Eliminarle non avrebbe senso, anzi ci impedirebbe di comprendere come agire al meglio per il nostro benessere.

E se anche sperimentare la tristezza o la paura ci facesse sentire fragilità, non ci sarebbe nulla di male in quella fragilità. Come esseri umani siamo vulnerabili, perché siamo toccati da eventi e situazioni che ci fanno male, che ci fanno sentire piccoli ed impotenti. E non c’è nulla di sbagliato in queste sensazioni, non c’è nulla di cui vergognarsi né da temere, proprio perché è parte naturale della condizione umana.

Essere vulnerabili non significa essere incapaci di gestire le situazioni o di risolvere i problemi. Significa darsi il permesso di stare con se stessi nel profondo, di essere in contatto appieno con ciò che si sperimenta e a partire da quello cercare le soluzioni migliori. Perché le emozioni, ben lungi dal renderci più deboli, ci rendono in realtà più capaci di agire nel mondo!

Ma accettare la propria vulnerabilità diventa impresa quasi impossibile se penso di non potermi fidare di chi mi sta vicino: ho bisogno di sentire che mi è accanto è una persona degna della mia fiducia per lasciar andare una parte del peso che deriva dal dover essere sempre forte. Se chi mi è accanto può esserci per me, allora io posso mostrare quello che provo, nella consapevolezza che lo condividerà con me e mi resterà vicino mentre mi prendo il tempo necessario per assorbire le emozioni e poi capire come agire sulla base di esse e della situazione in cui mi trovo.

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