Crescita e benessere personale

Cambiare è possibile!

Se c’è una cosa che mi infastidisce oltremisura è sentire dire che le persone non possono cambiare, la classica idea racchiusa nel detto “chi nasce tondo non può morire quadrato”. Il motivo per cui non posso sopportare simili affermazioni è che sostanzialmente dicono che il mio lavoro (e quello di migliaia di professionisti della salute mentale) non serve a nulla.

La realtà dei fatti (e il successo scientificamente riscontrabile dei percorsi di psicoterapia) dimostra che le cose non stanno così. Innanzitutto perché la vita è un continuo cambiamento ed è illusorio pensare che si resti sempre uguali nel tempo, dal momento che tutto quello che viviamo in un modo o in un altro ci trasforma. E in secondo luogo perché cambiare – possibilmente per star meglio con sé e con gli altri – è possibile, a qualsiasi età, a patto di volerlo realmente e, in alcuni casi, a patto di avere il giusto supporto per farlo.

Ma tra queste due condizioni la prima è la più importante, perché cambiare è una scelta!

Quanto desideri il cambiamento?

Non di rado vengo avvicinata da persone non più giovani che hanno ben chiaro di non stare bene con se stesse o con gli altri e che vorrebbero dare una svolta a quella situazione, ma che al tempo stesso si lasciano frenare da un dubbio: posso cambiare alla mia età? La mia risposta è che cambiare è sempre possibile, ma che per cambiare bisogna volerlo e bisogna avere la voglia di affrontare tutto quello che un cambiamento comporta.

Il primo passo, dunque, è nutrire il desiderio di cambiare: quando ci rendiamo conto che qualcosa non va come vorremmo e che stiamo stretti in una vita che non ci permette di raggiungere il benessere a cui tutti abbiamo diritto, invece di chiuderci nell’idea del “sono fatto così” o cedere passivamente ad un presunto destino sfavorevole, abbiamo il dovere di credere che ci meritiamo una vita diversa. E abbiamo il dovere di iniziare a sognarla quella vita diversa e più bella. In questo modo nutriamo il desiderio di cambiamento, nel senso che permettiamo a quel desiderio di albergare e crescere in noi e, pian piano, di prendere la guida dei nostri passi.

Per riuscire in questo è importante tenere a mente che nessuno ha un destino segnato: qualsiasi sia stata la nostra storia non è il passato a determinare ciò che siamo oggi! Certamente le esperienze vissute ci influenzano e lasciano dei segni spesso dolorosi nella nostra mente e nel nostro cuore, ma non hanno il potere di impedirci di cambiare. In alcuni casi è possibile innescare da soli il cambiamento, in altri è necessario un supporto professionale, ma è sempre possibile modificare quello che non si sta più bene, motivo per cui è fondamentale aver fiducia nella propria possibilità di mettere in atto il cambiamento sognato.

Credere di non avere scampo da ciò che si è e si vive nell’oggi vuol dire incatenarsi ad un pregiudizio su se stessi. Direi quasi che è come condannarsi da soli, impedendosi di tentare qualcosa di nuovo. Ed il motivo per cui questo succede, inutile girarci attorno, è che molto spesso cambiare fa paura.

change

Hai il coraggio di cambiare?

Il timore che mette al riparo dal cambiamento può avere vari volti.

Uno di quelli che più frequentemente blocca l’evoluzione di una persona ha a che fare con la paura che gli altri non accettino il cambiamento e che quindi venga perso il sostegno sociale ritenuto indispensabile. In realtà questo è un falso timore per due motivi: il primo riguarda il fatto che non di rado le persone che ci vogliono bene sono ben liete di accogliere un cambiamento verso un maggior benessere, anche se dovesse comportare un riequilibrio della relazione con loro, proprio perché ci vogliono bene. Il secondo è che in determinati casi il supporto che ci sembra indispensabile arriva da persone che non “ci fanno bene”, ossia da persone con le quali non ci diamo il permesso di essere autentiche o che – magari involontariamente – bloccano la nostra crescita. Non sarebbe meglio, allora, cambiare e cercare una nuova rete sociale?

Un altro timore che frequentemente blocca il cambiamento è legato al non sapere cosa succederà quando si smetterà di agire nel “solito modo”: molte persone hanno paura di perdere il controllo sulla propria vita, di perdere la faccia davanti agli altri, di non riuscire a mantenere i buoni risultati a cui sono abituati, di sembrare incoerenti o incostanti. E tali paure fanno perdere di vista quanto quel “solito modo” di agire stia stretto e impedisca un autentico benessere. Sarebbe opportuno allora ricordarci che noi siamo più importanti dei nostri risultati o che a volte perdere il controllo e la faccia sono le cose più belle che ci possano capitare!

C’è poi chi ha paura che gli errori commessi in un momento della vita siano in un certo senso destinati a definire la propria identità per sempre e che quindi il cambiamento sia sostanzialmente inutile, agli occhi degli altri e ancor prima ai propri. Come a dire che non c’è rimedio all’errore. Ma le cose non stanno così e a volte è proprio il coraggio di comprendere che si è commesso uno sbaglio che permette di prendere in mano la propria vita e decidere di dirigerla verso qualcosa di diverso. Sbagliare è umano, lo sappiamo, ma sapersi correggere – e magari chiedere scusa – è sintomo di maturità ed è segno di libertà interiore.

Da quanto ho detto appare chiaro che, al di là dello specifico volto che può assumere la paura del cambiamento, il risultato è sempre quello di farci credere che è meglio non correre rischi ed accontentarsi di quello che c’è (e che conosciamo bene), piuttosto che andare alla ricerca di qualcosa di ignoto, nella speranza che permetta di stare meglio. A volte le paure ci fanno credere che non abbiamo il diritto di stare meglio.

Invece abbiamo tutti il diritto al benessere! Anche se questo significa anche dover sudare un po’ per ottenerlo, perché il cambiamento non avviene per magia! Costa fatica, a volte all’inizio è doloroso, perché implica nuove consapevolezze, ma alla fine ci permette di essere autenticamente noi stessi ed intimamente liberi di vivere nel modo che sentiamo per noi migliore. Potremmo quasi dire che cambiare è un po’ come aprire una finestra in una stanza buia: all’inizio fa male agli occhi, ma poi si scopre che con la luce è tutto più bello.

E che non è possibile nascondersi dietro un dito! Il che vuol dire che non possiamo dare ad altri (o alle situazioni vissute) la responsabilità di ciò che siamo o facciamo: ognuno di noi è responsabile di se stesso e delle proprie scelte. questo significa che ciascuno ha la possibilità di scegliere se prendere in mano la propria vita e cambiarla quando non è soddisfacente oppure lasciare che tutto scorra senza scossoni.

percy weasley

Modelli di cambiamento

Amo dire che l’unica cosa sicura della vita è il cambiamento, motivo per cui è sciocco temerlo ed è ben più saggio provare ad orientarlo. A volte appare difficile riuscirci, ma alcune storie – tratte come sempre dalla saga di Harry Potter – ci insegnano che, se si hanno le giuste motivazioni, cambiare non solo è possibile, ma è anche molto bello! Soprattutto quando il cambiamento permette di recuperare errori commessi nel passato.

E il caso di James Potter, di Percy Weasley e anche del piccolo e scorbutico elfo Kreacher.

James Potter è il papà di Harry Potter, morto quando il piccolo mago ha solo un anno per difendere il figlio dalla furia di Lord Voldemort. Un padre di cui Harry va molto fiero fino al momento in cui scopre che non è sempre stato un modello a cui ispirarsi. Mentre frequentava Hogwarts, infatti, James aveva un comportamento arrogante, nato dalla consapevolezza della propria popolarità, nonché della propria bravura in quasi tutto quello che faceva, che si accompagnava ad un’antipatia viscerale per alcuni compagni di scuola. Sarà Lily Evans, la ragazza di cui è innamorato e sua futura moglie, ad aprirgli gli occhi su quel modo di fare per nulla affascinante e a diventare – in tal modo – motivo di cambiamento. Il suo amore per la ragazza, porterà infatti James a mettere la testa a posto, così da diventare l’uomo capace di conquistarne il cuore.

Harry resta sconvolto quando viene a conoscenza del comportamento del padre, ma Sirius Black – padrino di Harry e migliore amico di James – gli spiega che egli ha saputo rendersi conto dell’idiozia di certi modo di fare e soprattutto che è stato capace di cambiare nel tempo. Con questo esempio James ci permette di capire che non siamo destinati ad essere per sempre ciò che siamo in un singolo momento (cosa che invece non appare chiara a Severus Piton, nemico giurato di James Potter, perché anche lui innamorato di Lily): abbiamo sempre l’occasione di aprire gli occhi su quello che non va e di scegliere in che modo evolvere. La sua storia, inoltre, ci dimostra che cambiando non si perde l’appoggio delle persone care (i suoi migliori amici restano accanto a lui) e che, anzi, ci si può avvicinare anche ad altre persone (come avviene con Lily), se queste ultime sono capaci di riconoscere ed accogliere il nuovo che si fa strada.

Lo vediamo anche con le vicende che riguardano Percy, il terzo figlio dei coniugi Weasley, fratello di Ron, il migliore amico di Harry Potter. Studente modello ad Hogwarts, va a lavorare al Ministero della Magia non appena finisce la scuola e, quando Voldemort riesce a recuperare un corpo, Percy fa propria la linea del Ministro, che – per paura – si ostina a non credere a quel ritorno e cerca di minare la credibilità di chi afferma il contrario. Per questo motivo litiga con la famiglia (che da subito si mobilita per arginare il ritorno al potere del Signore Oscuro) e taglia ogni contatto con loro per alcuni anni. Fino alla battaglia finale di Hogwarts, quando porta a compimento ciò che da tempo era maturato in lui e torna a combattere al fianco dei propri cari.

La sua storia ci mostra come tutti possano sbagliare, ma anche che si può avere il coraggio di comprendere il proprio errore e di tornare sui propri passi per porvi rimedio, anche e soprattutto quando significa fare i conti con la necessità di chiedere perdono. E la gioia con cui Percy viene accolto indica quanto le persone che davvero ci vogliono bene siano il più delle volte molto più inclini al perdono di quello che crediamo.

Un terzo cambiamento degno di nota è quello di Kreacher, elfo domestico della famiglia Black. Questa famiglia – da cui Sirius era fuggito a 16 anni – aveva una certa propensione verso le arti oscure, propensione che aveva portato Regulus, il fratello minore di Sirius, a diventare un Mangiamore, ossia un seguace di Voldemort. Per anni da solo nella grande casa dei Black Kreacher resta leale a quegli ideali e a chi li persegue, anche se per colpa del Signore Oscuro aveva rischiato di perdere la vita. Ma proprio quell’episodio aveva aperto gli occhi a Regulus, facendogli voltare le spalle a Voldemort e portandolo alla morte, un cambiamento radicale che però era rimasto ignoto a Kreacher fino a quando Harry, Ron ed Hermione non scoprono tutta la storia e gliela raccontano. A quel punto anche l’elfo cambia le proprie idee, fino ad arrivare a guidare gli elfi domestici di Hogwarts contro i Mangiamorte nella battaglia finale.

In tal modo Kreacher ci insegna che è possibile cambiare anche che dopo una vita intera passata a credere in un certo ideale e a comportarsi in un certo modo: ciò che occorre è comprendere il proprio errore e avere la volontà di scegliere da che parte stare.

Tutte e tre queste storie ci dicono proprio questo: per mettere in atto un cambiamento occorre un buon motivo e la piena consapevolezza di quello che al momento non ci sta più bene. Chi ha entrambi non ha alcuna scusa per non scegliere di cambiare! James, Percy e Kreacher hanno saputo farlo in un mondo fantastico, ora tocca a noi nel mondo reale!

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