Crescita e benessere personale

Immagini dal futuro – II parte: i bisogni psicologici

Da più parti in questi giorni si stanno levando voci di esperti che premono per porre all’attenzione pubblica il risvolto psicologico della pandemia e delle misure attuate per bloccare il contagio. Molte sono le persone che stanno manifestando, infatti, evidenti segni di sofferenza e di disagio e certamente decisamente più numerosi saranno i casi di difficoltà psicologiche e di vere e proprie psicopatologie con cui ci troveremo a fare i conti nel prossimo futuro.

E’ facile prevedere che ci sarà un aumento vertiginoso di casi di depressione (e in generale di disturbi dell’umore), di disturbo ossessivo-compulsivo, di disturbo paranoide e di ansia sociale. Nel personale sanitario e nei malati sopravvissuti si manifesterà con molta facilità il disturbo da stress post-traumatico. Ci saranno molti lutti complicati da elaborare. Probabilmente parecchi bambini (specie i più piccoli), dopo mesi trascorsi lontano da scuola, faranno fatica a separarsi dai genitori e per molti genitori sarà faticoso fidarsi della salubrità dell’ambiente scolastico. Inoltre è evidente che tutti dovremo fare i conti con il concetto di sicurezza e con le implicazioni relazionali di questo concetto, dal momento che ci troveremo costretti a modificare radicalmente le nostre abitudini sociali.

Questo non vuol dire che avremo tutti delle serie ripercussioni psicologiche: non diventeremo tutti pazzi né avremo tutti bisogno di una psicoterapia. Eppure tutti dovremo adattarci alla nuova situazione e questo per alcuni non sarà per nulla facile. Allora, forse, un supporto sarà necessario per tanti e dovrà essere garantito a chiunque ne abbia necessità!

Un amplificatore di ciò che siamo

Guardandomi attorno in questo periodo si è andata formando in me l’idea che quello che ci è capitato – con tutte le ripercussioni che sta avendo sulla quotidianità della nostra vita – in qualche modo stia fungendo da amplificatore di ciò che ciascuno di noi è. Il che vuol dire che sta amplificando le risorse che possediamo oppure gli eventuali problemi che ci portiamo dietro (e dentro) da tempo, magari in modo silente.

Credo che molti di noi, infatti, in questi giorni abbiano dovuto (e per fortuna potuto) attingere a risorse, magari nascoste, che nel tempo avevano accumulato anche senza mai “sfruttarle” più di tanto. Dai genitori che si sono ritrovati a fare da insegnanti, o che hanno comunque dovuto supportare in modo nuovo lo studio dei figli, agli anziani che si sono riscoperti tecnologici e capaci di usare mezzi prima ignoti pur di mantenere dei rapporti sociali – anche se virtuali.

Molti forse si sono trovati a dover far appello a risorse e competenze già ben consolidate (penso ad esempio alla mia passione per i lavori con carta e cartone, portata in questi giorni a nuovi livelli), ma anche in simili situazioni credo che per tutti ci sia stato un momento di riscoperta di se stessi, in cui ci siamo resi conto di quante conoscenze e abilità portiamo dentro di noi senza esserne sempre consapevoli. Potremmo dire che in questi casi l’emergenza ha agito un po’ come un fertilizzante, andando a facilitare la nostra fioritura.

Boccioli di ninfea

Ma non tutti abbiamo avuto la fortuna di aver accumulato nel tempo le risorse necessarie ad affrontare una situazione così particolare: penso alle persone che già prima della pandemia vivevano situazioni più o meno problematiche e a quelle che prima erano fortemente sostenute dalla propria rete sociale e che ora, private di simile sostegno, si trovano a fare i conti con varie difficoltà che man mano fanno capolino.

La situazione attuale ha slatentizzato ciò che molti portavano dentro e, parallelamente, ha eliminato la fonte del contenimento che consentiva di mantenere un equilibrio, seppur precario, o che forniva le risorse che mancavano al singolo individuo. Enfatizzando così la voce delle questioni irrisolte, dei problemi e dei condizionamenti che alcuni di noi incubavano, spesso a propria insaputa.

I bisogni della mente

Dentro e fuori dai luoghi di cura (enorme è infatti il carico mentale degli operatori sanitari impiegati in prima linea, di cui a breve ci si dovrà occupare in modo adeguato, affinché possano continuare a lavorare serenamente ed efficacemente) l’emergenza pandemica ha evidenziato chiaramente il grande bisogno di attenzione che dobbiamo dare alla sfera psicologica nel nostro Paese. Siamo la nazione che forse ha il maggior numero di psicologi pro-capite, ma anche una di quelle in cui più si fa fatica ad accettare di aver bisogno di chiedere aiuto a tali figure.

In questi giorni, ad esempio, si parla molto del Sistema Sanitario Nazionale, evidenziandone le eccellenze così come i punti deboli, ma in pochi (almeno ai “piani alti”) sembrano ricordare che la salute equivale ad uno stato di benessere globale, che include il benessere mentale. E anche se nel pieno dell’emergenza sanitaria è giustamente il corpo ad attirare tutte le attenzioni e le cure, non va dimenticato che esistono delle menti provate da ciò che i corpi vivono. Questo impone oggi un nuovo modo di pensare al benessere, anche e soprattutto a quello psicologico, perché nei prossimi mesi saranno proprio le capacità psichiche – in particolare la resilienza e la capacità di adattarsi al cambiamento – a determinare la qualità della ripresa della nostra vita quotidiana. Per non parlare del grande influsso che esse avranno anche sulla salute fisica.

Come possiamo allora non perdere di vista i nostri bisogni mentali, cominciando già ora, da soli, a prendercene cura?

Salute mentale

Prendersi cura di sé

Innanzitutto tenendoci a mente. Il che vuol dire non perdere di vista chi siamo, cosa stiamo sperimentando nel qui e ora, cercando magari di cogliere il significato che ha quello che proviamo nel complesso della nostra esistenza. Bisogna avere ben chiaro, infatti, che per ciascuno di noi questa esperienza avrà un impatto diverso, sulla base delle esperienze precedenti, delle risorse e delle eventuali difficoltà che ognuno può trovarsi a vivere. Nessuno sta sperimentando ciò che sperimento io oggi: ciò significa che come io non posso capire e giudicare le reazioni altrui, nessuno può comprendere e men che mai giudicare il mio modo di rispondere alla crisi attuale.

E se dovesse capitarci di essere severi con noi stessi per quello che ci sta accadendo (perché potrebbe non piacere a noi per primi il nostro modo di agire e re-agire), non dobbiamo dimenticarci di essere buoni con noi stessi, senza pretendere di essere sempre al top, costantemente in grado di dare immediatamente la risposta giusta ad ogni tipo di situazione che ci si presenterà, come se tutto quello che sta accadendo fosse qualcosa di usuale e ben noto.

Non dobbiamo perdere di vista, infatti, una grande verità: stiamo affrontando tutti un evento assolutamente nuovo, che nessuno poteva immaginare, che ci sta sollecitando in maniera totale ed assolutamente incontrollabile. Pertanto è assolutamente normale essere affaticati, disorientati, nervosi, pensierosi… Come prima cosa va sottolineato che rinunciare alla nostra quotidianità, modificare le abitudini sociali, allontanarci dai nostri cari, anche se per un motivo più che valido, costa fatica. E’ una fatica mentale, ma porta via energie anche fisiche! Inoltre non sapere esattamente cosa accadrà e come sarà meglio comportarsi per evitare di contagiarsi ci rende estremamente vulnerabili, a tutti i livelli. E chiaramente questo non ci fa stare bene, anche se è una condizione che ci accomuna e da cui non è possibile sottrarsi, né ora né nel prossimo futuro.

Dobbiamo infatti avere ben chiaro che anche domani tutti ci troveremo a fronteggiare un’incognita: non sappiamo come potremo portare avanti la nostra vita e in qualunque ci sarà permesso di farlo sarà diverso da ieri, per cui non sappiamo come reagiremo a livello psicologico. Di fronte a tale incognita sentirsi insicuri o provare paura è perfettamente normale. E a mio parere sarà importante ricordarcelo, per non arrivare a pensare di essere “sbagliati” o di non essere capaci di fronteggiare le difficoltà: la paura ci avvisa che c’è un potenziale pericolo, di modo che possiamo attrezzarci per affrontarlo, e sarebbe sbagliato non provarla! Diverso, ovviamente, sarà il caso di chi è e sarà preda di fobie ed ossessioni: simili situazioni richiedono un intervento specialistico, perché le persone che soffrono di tali disturbi dovranno essere accompagnate da esperti nel difficile compito di adattarsi alla nuova quotidianità.

Di certo adattarsi alle novità non sarà facile per nessuno, ancor di più perché arriveranno alla fine di un periodo difficile per tutti, in cui a farla da padrona è l’incertezza più totale sul futuro. Questa è la ragione per cui è importante, già da ora, prendersi cura di sé.

Come? Ognuno dovrebbe porsi in ascolto di se stesso, dei propri bisogni più profondi , cercando di capire come può soddisfarli oggi e di intuire come potrebbe farlo domani, senza rinunciare alla propria ed altrui sicurezza.

Prendersi cura di sé significa entrare in contatto con sé, ascoltarsi, volersi bene, accarezzare ogni parte di sé, accettarsi per come si è nel qui e ora. Non ha senso recriminare sul passato, non serve a nulla terrorizzarsi per il futuro, è bene invece convogliare le energie per affrontare ogni singolo istante, radicandosi nell’attimo presente – che è l’unico che ci è dato di vivere – e aprendosi nel momento presente spazi di crescita. Perché se c’è una cosa che questa situazione ci sta insegnando è che siamo molto più forti di quello che pensavamo e che possiamo diventarlo ancora di più se crediamo nelle nostre risorse!

Coraggio allora: non sarà facile ma, con le giuste attenzioni ai nostri bisogni, possiamo farcela!

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