Crescita e benessere personale

E’ tardi, devo correre!

Se come il Bianconiglio di Alice anche tu sei sempre alle prese con un orologio che ti dice che devi correre per arrivare in tempo, o sei un ritardatario cronico (può succedere) o porti dentro di te quella che in Analisi Transazionale è la spinta “Sbrigati!”

Secondo questa corrente psicologica le spinte costituiscono una specie di ordine impartito dalla nostra testa che ci porta ad avere alcuni specifici comportamenti. Tali ordini prendono forma nella nostra infanzia, attraverso quello che osserviamo negli adulti significativi da cui prendiamo esempio per capire come comportarci nella vita, oppure attraverso quello che ci viene detto in modo diretto o quello che da piccoli crediamo sia il modo migliore per ottenere amore o per fronteggiare situazioni problematiche.

Corri!

Sbrigati!” è il comando interno di coloro che tendono a voler raggiungere i risultati nel minor lasso di tempo possibile oppure di quelli che credono che il tempo non sia mai sufficiente e quindi tendono a sbrigarsi per paura di perderne troppo. Il problema è che quando una persona corre e non si ferma ad ascoltare se stessa, non ha modo di comprendere di cosa ha bisogno e dove si trova ciò che le fa bene.

Questa spinta, inoltre, si attiva molto facilmente quando siamo in ansia, solo che sbrigandoci non ci diamo il tempo per pensare e quindi per scoprire le risorse che abbiamo a disposizione per affrontare i problemi.

Ma come si forma quest’ordine interno? Spesso accade quando da piccoli ci si sente ripetere che è necessario fare di fretta perché ci sono tanti impegni da incasellare e poco tempo per riuscirci. Il bambino impara così che, se vuole essere accettato, è necessario che sia competente e veloce, che non deve fermarsi a pensare troppo, che non può perdere tempo con le fantasie, che deve prendere le decisioni d’impulso, senza rifletterci troppo. 

Da adulti queste persone sono costantemente di corsa, provano ansia rispetto agli obiettivi da raggiungere velocemente, sono irrequieti. A lavoro rischiano di non emergere per creatività e originalità perché non si prendono il tempo per esplorare strade “alternative” – e per questo rischiose – rispetto a quelle “tradizionali” e sicure. Il problema è che nella nostra società persone di questo tipo, sempre indaffarate e di corsa, vengono riconosciute come adeguate e premiate, andando così a rinforzare il messaggio che per essere Ok è necessario non fermarsi mai. Chi ha sempre tanto da fare viene osannato e ritenuto una persona di successo. E magari è davvero una persona di successo, ma quale prezzo?

L’imperativo che le anima, infatti, le porta a non ritagliarsi mai del tempo per sé, a non prendersi cura di sé stesse a vari livelli, a non poter sperimentare mai davvero la gioia e ad avere difficoltà anche ad entrare in relazioni di intimità psicologica, perché richiedono un investimento di cure e tempo che non possono permettersi. L’illusione è che sbrigandosi riusciranno a fare tutto e ad essere riconosciuti per questo. Ciò che viene perso è il contatto autentico con sé stessi e con gli altri, con ciò che si vive che viene sorvolato senza attraversarlo mai veramente.

Non posso perdere tempo!

“Sbrigati!” è la spinta di F., una ragazza che seguo da alcuni mesi e che ha sempre lavorato duramente per superare velocemente i suoi esami universitari. Giunta in vista della laurea ha cominciato ad andare in crisi al pensiero che non avrebbe trovato immediatamente lavoro: nella sua mente non iniziare a lavorare appena dopo la laurea avrebbe significato essere una fallita, perché i suoi amici avrebbero potuto pensare che lei non era in grado di trovare un lavoro. Per di più aveva idea che già il primo lavoro avrebbe dovuto essere buono, rispettare alcuni canoni, per non passare come quella che perde tempo in cose di poco conto.

E una volta trovato un bel lavoro in pochissimo tempo, pretendeva di comprendere in pochi giorni se fosse uno per cui valeva la pena impegnarsi oppure no. Il problema è che non aveva idea di come procedere con una simile valutazione.

A distanza di tempo, F. sa che per comprendere se qualcosa le va bene o no, deve prendersi del tempo per sperimentarsi ed ascoltare sé stessa mentre si sperimenta: nello specifico per decidere se vale la pena o no impegnarsi in un certo posto di lavoro deve viverlo per qualche mese e capire se si sente apprezzata, se le piace quello che fa, se riesce a mantenere un equilibrio in cui non esiste solo il lavoro, se ciò che fa le permette di crescere professionalmente…

Darsi tempo per lei equivale a zittire i commenti altrui nella sua testa e concentrarsi sulla propria voce.

Stare, senza fare

Per combattere la spinta a sbrigarsi è necessario ritrovare la possibilità di stare in ciò che si vive anche senza fare mille cose. Il che significa ascoltarsi, sedersi, ascoltare gli altri, parlare di sé, entrare in intimità con altre persone, prendendosi tutto il tempo che occorre.

Chi corre sempre ha la necessità di darsi permessi nuovi, come quello di fermarsi, di prendersi il tempo giusto per raggiungere i propri obiettivi, di rilassarsi ed entrare in contatto con ciò che prova e con ciò che pensa.

In alcuni casi poi si tratta di superare l’illusione che correndo avranno una vita più piena e soddisfacente, perché la realtà è che non la vivono appieno. Molto meglio allora seguire il saggio cinese che dice “La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza“.

Condividi questo articolo

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

CHIUDI
CHIUDI