#femminismopedagogico

La gioia come trampolino verso una nuova sorellanza

Lo ricordo come se fosse ieri: era il primo anno di università ed alloggiavo presso un pensionato con altre studentesse; stavo cominciando ad uscire con un ragazzo e condividevo le emozioni di quei momenti con alcune delle ragazze che vivevano lì con me. Non eravamo grandi amiche, eppure il poter condividere esperienze come quella ci aveva avvicinato. Un giorno una di loro mi disse: “Mi raccomando, non farti scappare nulla davanti a D., perché se sa che sei felice, di sicuro trova il modo per rovinare tutto!”

La ragazza in questione aveva realmente dato vita ad una serie di problemi dal suo arrivo al pensionato, tanto che era riuscita ad intromettersi anche in amicizie ben rodate. Non la trovavo simpatica e non le avrei mai raccontato nulla di ciò che stavo vivendo, ma sinceramente fino a quel momento non avevo mai pensato di doverle nascondere la mia gioia per evitare eventuali “effetti collaterali” di una possibile gelosia al femminile.

Lì per lì ho pensato che il suggerimento mi fosse stato dato in considerazione della persona particolare che avevamo accanto, in seguito però ho iniziato ad aprire gli occhi sulle molteplici occasioni in cui noi donne riusciamo nell’impresa di metterci l’una contro l’altra, rovinando non di rado dei momenti che potrebbero essere di piena felicità. Fortunatamente non tutte le donne sono così, ma non è poi così raro incontrare l’incarnazione dello stereotipo della donna che pensa che le altre donne possano essere una minaccia per la propria felicità.

Una sorellanza possibile

Dall’episodio che ho raccontato sono passati quasi 20 anni e la domanda “perché dovrei decidere far del male ad una mia sorella?” ancora ronza nella mia testa. Nel tempo ho lasciato che mi guidasse in una serie di riflessioni, le quali – accompagnate da diverse letture – mi hanno aiutato a comprendere come dietro la difficoltà di alcune donne nel condividere con altre donne le cose belle che vivono, ci sia ancora una volta la cultura maschilista.

Tale affermazione potrebbe sembrare un voler chiamare in causa il patriarcato anche in ciò che, a rigor di logica, non lo riguarda: del resto cosa avrebbe da spartire il rapporto tra donne con il predominio maschile? Eppure se ci pensiamo attentamente emerge in tutta la sua chiarezza quanto sia utile per la cultura patriarcale di uno scarso spirito di solidarietà femminile.

Da qui il falso mito che il peggior nemico di una donna siano le altre donne. Da qui la volontà di metterci le une contro le altre, andando a stuzzicare rivalità e gelosie che potrebbero tranquillamente passare in secondo piano. Perché, se le donne si alleassero veramente, potrebbero diventare un “pericolo” non di poco conto e questo il patriarcato lo sa, motivo per cui nei secoli ha avuto molta cura di evitare una simile eventualità.

Credo sia allora arrivato il momento di mettere da parte questa tendenza appresa nel tempo a vederci in gara contro tutte le appartenenti al nostro stesso sesso (per vincere cosa poi? l’approvazione maschile? no, grazie, ne posso fare a meno!) e di cominciare a stare tutte dalla stessa parte.

Detto in altre parole è ora di far spazio ad una rinnovata sorellanza, che non deve e non può trovare la sua ragione di vita solo nel combattere insieme contro una società che ancora non vuole garantirci lo spazio che ci spetta di diritto. Non possiamo essere sorelle solo per rivendicare il nostro valore e per vedere riconosciuta la nostra dignità. Per quanto siano lotte necessarie e che necessariamente dobbiamo portare avanti unite (facendolo anche per le donne che non ne comprendono l’urgenza), non sarebbe giusto per noi concedere alla sorellanza solo quello spazio. Sarebbe come dire che, una volta ottenuto ciò che vogliamo, ognuna può tornare per la sua strada. Oppure come sperare che siano queste battaglie a diventare la base per una solidarietà ed una comunione di altro tipo.

Io credo (e ne ho fatto esperienza personale e professionale in più occasioni) che la sorellanza possa e debba avere altre radici, propositive e costruttive. Radici che parlino della capacità di condividere la vita quotidiana, se possibile anche per migliorarla

Il potere della condivisione

Come ho già detto negli ultimi articoli (ad esempio questo qui): la gioia è per natura un’emozione che vuole essere condivisa, che per poter essere gustata in pienezza non deve rimanere gelosamente custodita nell’animo di chi la prova.

Allora il fondamento di una nuova sorellanza potrebbe essere dato proprio dalla condivisione della gioia, di ciò che ci rende soddisfatte, di ciò che ci riempie di orgoglio. Il tutto mettendo da parte, da un lato, la paura di suscitare invidie e gelosie e, dall’altro, la tentazione di mettersi in competizione e di dimostrare di essere migliori delle altre donne.

Semplicemente condividere e autenticamente accogliere.

Perché questa condivisione spontanea ed autentica ha il potere di unire, di creare legami speciali e di aprire nuove piste nelle nostre vite. Una donna felice che mostra la sua gioia e narra come l’ha costruita può essere d’ispirazione per altre donne alla ricerca di una possibilità, può essere una mentore per chi non crede più in se stessa, può dare nuovo entusiasmo a donne stanche di un mondo a misura di maschio.

E tante donne felici che non nascondo la propria gioia, che la condividono e la amplificano, possono essere un colpo tremendo per una cultura che ci vuole sottomesse e tristi, perché sa bene che la gioia è rivoluzionaria.

Allora smettiamo di nascondere quando siamo felici, cominciamo a raccontare alle amiche le cose belle che viviamo, coloriamo le nostre giornate con piccoli e grandi momenti di condivisione: la gioia è nostra, riappropriamocene!

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