Educare al benessere

Educare l’autonomia

Dopo aver analizzato per diversi mesi le figure degli insegnanti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per comprendere cosa deve e non deve fare un educatore che si muova al di fuori dell’ambito familiare (per quanto alcuni spunti possano essere presi in considerazione anche dai genitori), torno oggi ad occuparmi di educazione al benessere all’interno della famiglia. E lo faccio andando a curiosare in una delle famiglie più iconiche della saga di J.K. Rowling, quella dei Malfoy, che mi permette di introdurre un tema fondamentale: l’educazione all’autonomia.

Non intendo parlare dell’insegnare ai bambini ad essere autonomi nelle attività quotidiane (lavarsi, vestirsi, mangiare…), per quanto anche quello sia un tema interessante, ma dell’autonomia mentale, quella che ci permette una volta grandi di scegliere da soli cosa fare della nostra vita, in piena libertà e consapevolezza, senza subire le pressioni delle aspettative altrui. Se il compito dei genitori è preparare i figli affinché possano vivere la propria vita senza di loro, è naturale allora che l’autonomia, nel senso più profondo del termine, dovrebbe essere al centro del processo educativo.

Eppure non sempre le cose vanno così, come ci mostra proprio la vicenda di Draco, rampollo della nobile e ricca famiglia Malfoy.

Quando la famiglia rischia di essere una prigione

Draco Malfoy cresce in un clima familiare caratterizzato da un elevato orgoglio e da un evidente senso di superiorità, che i genitori – Lucius e Narcissa – provano nei confronti del resto della comunità magica in virtù della propria discendenza da due famiglie purosangue (ossia senza persone prive di poteri magici nel proprio albero genealogico) nobili e ricche. E questo stesso atteggiamento di superiorità è fatto proprio dal loro unico figlio, che lo sfoggerà fin dal primo istante del suo percorso di studi ad Hogwarts, usando – come il padre – ogni mezzo pur di raggiungere i propri obiettivi. Solo che Lucius non si fa scrupoli ad usare persino il figlio a questo scopo, come quando di fronte ad un piccolo incidente scolastico di Draco – che era stato lievemente ferito da un ippogrifo a causa di un errato comportamento nei suoi confronti – dà forma ad una personale vendetta nei confronti del preside Silente, perdendo l’occasione per insegnare al ragazzo che nella vita prima o poi tocca pagare le conseguenze dei propri errori. Infatti, i continui interventi di Lucius nelle vicende scolastiche impediscono a Draco di assumersi le proprie responsabilità e di gestire in autonomia il proprio percorso di studi. La famosa frase che viene attribuita a Draco soprattutto nei primi film, «Mio padre lo verrà a sapere», evidenzia perfettamente la dinamica appena descritta: laddove lui sente di non farcela da solo, ricorre al padre, il quale non lo sostiene nell’impresa di imparare a fronteggiare le situazioni più difficili, ma semplicemente elimina l’ostacolo.

Questi episodi dicono che l’amore ricevuto da Draco non è sano nella misura in cui gli impedisce, appunto, di assumersi le responsabilità delle proprie azioni: ho detto prima che l’obiettivo dell’educazione dovrebbe essere l’autonomia, ma Draco non ne conosce molta. E lo dimostra ancora meglio il fatto che non abbia mai potuto sperimentare la libertà di essere diverso da ciò che i suoi genitori sono, ovvero dei seguaci di Lord Voldemort. Draco ha respirato le idee di superiorità dei purosangue sin dalla nascita; le idee e le azioni dei genitori – in particolare del padre – hanno condizionato le sue e non ha mai avuto la forza (e probabilmente neanche la voglia) di ribellarsi per abbracciare una visione diversa della realtà, come ho già avuto modo di raccontare in questo articolo.

Draco non ha mai potuto sperimentare e costruirsi quella autonomia che, davanti alla richiesta di Voldemort di uccidere Silente, gli avrebbe permesso di assumersi la responsabilità di rifiutarsi, anche se ad un costo altissimo. Del resto chi non ha mai potuto avere la possibilità di crearsi una propria opinione del mondo lontana da quella dei genitori, non avrebbe mai potuto esercitare una tale libertà. Per questo motivo egli resta imprigionato nell’orgoglio di essere un Malfoy, con tutto il peso che quel cognome porta con sé.

Ragazza di spalle che corre in un prato con dei palloncini

Educare persone libere ed autonome

Non in tutte le famiglie si sperimentano catene imponenti come quelle presenti in casa Malfoy, eppure non sono poche quelle in cui viene data scarsa importanza a formare i figli alla capacità di muoversi nel mondo con le proprie forze: l’amore genitoriale spesso fa eccedere nella protezione che vogliamo dare ai nostri bambini, anche quando bambini non sono più.

Se l’istinto di proteggere è naturale e anche sano nei genitori, soprattutto quando sono alle prese con figli piccoli, questo stesso istinto può diventare limitante proprio per i figli quando crescono, perché spesso porta ad eliminare tutti gli ostacoli nei quali potrebbero inciampare, oppure a non far pesare le conseguenze degli errori commessi. E tutto questo per paura che non possano rialzarsi dai primi o che non possano reggere le seconde, una paura che però il più delle volte appartiene alla mente dell’adulto e non alla realtà del bambino! Anche perché di quelle esperienze abbiamo tutti un vitale bisogno per misurare le nostre forze ed allenare la nostra resilienza (la capacità di affrontare e superare le difficoltà), ma anche per imparare a muoverci responsabilmente nel mondo, prestando attenzione alle nostre azione e calcolandone le conseguenze.

Logicamente un genitore ha il dovere di difendere i figli dai pericoli, eppure deve imparare a vincere la tentazione di eliminare ogni singolo sassolino dalla sua strada, perché significherebbe impedire una crescita sana. Sarebbe come usare la famosa campana di vetro, in cui alcuni si ostinano a custodire i figli per il semplice motivo che non sanno affrontare i propri timori.

C’è poi un altro rischio, più subdolo, che si cela dietro l’istinto di protezione: quello di fornire una visione predeterminata del mondo alla quale (più o meno consapevolmente) vogliamo che i figli si adeguino, proprio come succede nella fastosa Villa Malfoy. Questa tendenza nasce spesso dall’idea di possedere la percezione giusta delle cose e probabilmente vuole evitare ai figli la fatica di costruirsi una propria visuale sulla realtà, ma nasconde il pericolo di impedire loro di crearsi una libera idea su quello che accade nel mondo.

Anche in questo caso è chiaro che come genitori abbiamo il dovere di spiegare le cose e naturalmente lo possiamo fare solo a partire dalla nostra prospettiva, ma per crescere figli liberi dobbiamo essere capaci di aiutarli a generare la propria, andando a cercare informazioni ed opinioni anche presso fonti diverse da noi. Un compito rischioso, dal momento che significa esporsi ad una possibile critica, ma forse è il più importante da svolgere per avere la certezza di educare persone realmente libere ed autonome, responsabili tanto delle proprie azioni quanto dei propri pensieri

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